Su Pani ‘e saba, dolce “po legai sa genti antiga” e “legai su Santu”.
Dolce tradizionale del Borgo di Sini, nasce come un dolce povero, della nostra tradizione contadina. A base di ingredienti semplici e genuini; un tempo abbondanti sul territorio: mandorle, uva passa, sapa, farina e spezie profumate. Una ricetta, che ha origine settecentesca.
Ingredienti ora assai costosi, fanno di questo dolce cibo assai prezioso!
Un dolce, un pane votivo, connesso con i legami familiari, amicali e con la Comunità; dedicato al Santo del paese San Giorgio.
Ci sono dei dolci che inevitabilmente ci legano alle nostre radici, che sono famiglia, genitori, parenti tutti, vicini e lontani, una terra e un paese.
Alcuni dolci, ci entrano particolarmente dentro. Fanno parte integrante della nostra affettività. Ci legano ad una ricorrenza, ad una festa paesana; ad una gestualità tutta femminile; ad una cura speciale, che solo le mani di una donna sanno creare ed esprimere quando prepara un dolce.
Le mani connesse al cuore, esprimono creativamente quanto esiste di più sacro: cura e dedizione legate alla tradizione.
Un dolce legato ad una ricorrenza è sempre dono per le persone che amiamo.
Esso rappresenta il simbolo del senso della continuità, della famiglia, della festa. Anche della speranza, in un tempo migliore e propizio; ma soprattutto, simboleggia il legame con le proprie radici.
Il senso di appartenenza
Nei miei lontani ricordi di bambina, in modo particolare quelli che mi legano a mio padre e alla famiglia originaria di Sini, su “Pani ‘e saba” è uno di questi:
era un dolce “po legai sa genti antiga”, per legare i miei antenati, vicini e lontani; per sentirmi legata e connessa a loro; per nutrire il senso di appartenenza alla famiglia di origine; ad un paese, una terra speciale: quella in cui ora, insieme al mio compagno, abbiamo scelto di vivere, pur non essendoci nati!
Il valore delle proprie radici
Quando si è giovani è raro comprendere l’importanza del senso di appartenenza; e quanto sia importante ri-conoscere il valore delle proprie radici.
Ora comprendo che con quel tornare dal paese di Sini, dalla festa di San Giorgio, con su Pani ‘e saba, mio padre compiva un gesto sacro: quello di onorare e ricordare un legame con la famiglia; le donne di famiglia, antenate e antenati vicini e lontani, al quale allora ero incapace di dare un valore.
Quel dolce lo preparava sua sorella Chiara, a cui lo aveva insegnato sua madre, mia nonna. E a quest’ultima, la sua di madre. Una lunga catena di donne, legate tra loro da un unico filo d’oro che intreccia l’amore per la famiglia e la devozione per San Giorgio.
L’importanza della relazioni
Quindi, un dolce, un pane, connesso con i legami familiari e amicali ma anche con le re-lazioni.
A simboleggiare quanta importanza abbiano poi le relazioni tra le persone; e l’affettività all’interno non solo della famiglia, ma anche all’interno di una cerchia di amici e di un’intera comunità.
Ma su Pani ‘e saba è si un dolce “po legai sa genti antiga” (per legarsi ai propri avi), ma è anche un dolce “po legai su santu” (per legarsi al Santo con un voto!
Preparato appositamente per farne dono al Santo, per legarlo ad un voto, una promessa di ricambiare.
Infatti, nei tempi passati, offrire al santo un dolce significava impegnarlo in questo dialogo:
egli riceveva il dono e in cambio per sciogliere il voto doveva restituire il favore.
Ancora oggi donne speciali, legate all’antica tradizione, conservano un sacchetto speciale delle proprie mandorle da usare per la preparazione del dolce, da offrire al Santo, preparato secondo un rito votivo tramandato dalla propria madre.
A Sini, il santo a cui da sempre viene offerto su Pani ‘e saba è San Giorgio. Santo cristiano martire, patrono dei cavalieri, dei soldati, paladino delle forze del bene, a cui mio nonno Antonio era profondamente legato e devoto. Egli si era infatti convinto che gli aveva salvato la vita molte volte!
Nei primi anni ’80, nel piccolo Borgo di Sini viene istituita la Sagra de su Pani ‘e saba.
La Comunità da avvio ad una nuova usanza: la vendita de su Pani ‘e saba durante la festa patronale, celebrata il 22 | 23 | 24 aprile, che chiude con la Sagra il giorno 25 aprile.
Lo scopo fu quello di creare un fondo dal ricavato della vendita, da destinare a preservare un bene comunitario: la Chiesetta campestre intitolata proprio a San Giorgio.
La funzione storica di questo santo avvolto nella leggenda è molto semplice ma fondamentale. Ricordare al mondo che il bene a lungo andare vince sempre il male!
L’immagine di San Giorgio che schiaccia il drago rappresenta proprio questo!
E allora che Festa sia per tutti, per celebrare tutti insieme alla Comunità di Sini, San Giorgio e la vittoria del bene sul male, sempre!
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