Ogni casa ha il suo “genius loci”! Ha un’anima!
Quando penso alla mia “casa”, naturalmente penso ad un qualcosa che vive e respira insieme a me.
Non è solo per una questione identitaria! Ma è perché lì, proprio lì, é il luogo in cui sono le mie radici familiari, un posto speciale del cuore.
Un luogo animato che mi appartiene e a cui sento di appartenere. Un porto a cui sono ancorata. Un paese da cui vado e a cui sempre ho voglia di ritornare. Ma soprattutto, è la casa che abbiamo tanto desiderato, in cui molto presto andrò ad abitare insieme al mio compagno.
Si, casa Urtzula ha un’anima!
È la casa che ci stava aspettando!
L’anima di un luogo è l’intangibile sensazione che questo comunica. Ogni luogo ha uno spirito che ci ricollega ad ogni essere vivente e non, ad un senso profondo di unità con il tutto, con la natura.
La nostra casa, che è stata disabitata per quasi 50 anni, sta nel centro storico del piccolo borgo di Sini, nel territorio della Marmilla, nel centro-sud della Sardegna, abitato da neanche cinquecento anime! È una casa antica, il cui nucleo originario ha origine alla fine dell’800.
Ma la casa nella forma attuale, su due livelli, definita nella tipologia del palazzetto campidanese, risale alla metà del secolo scorso, agli anni ’30 e ’40. Quindi, è una casa antica con una sua storia, lunga più di un secolo!
Casa Urtzula ha un’anima e una storia che ti voglio raccontare!
Quando penso a lei mi sembra davvero che ci stesse aspettando!
Perché anche le case aspettano i loro abitanti e sopravvivono anni lontano da loro.
E poi ad un tratto aprono le braccia di porte e di scuri, per esempio a una copia come noi, che mai avrebbe immaginato, anche solo qualche anno prima, di essere così felici al solo pensiero di andare ad abitarla e di vederla rinascere ad una nuova vita.
Pensare di ristrutturarla, ancora prima di farlo materialmente, ci ha permesso di incontrare la sua anima, di scoprire poco per volta la sua storia, che ha significato anche riscoprire le persone della famiglia che l’hanno abitata: i miei nonni con i loro figli. Ogni casa infatti, porta il segno indelebile di coloro che le hanno fatte nascere e l’hanno abitata!
Ristrutturarla, mettendo a nudo i suoi muri, scavando vicino alle sue fondamenta nella terra; svuotandola ancora prima, di tutto ciò che negli anni era stato accumulato dentro le sue stanze, è stato come un lungo percorso di conoscenza reciproca per ricontattare le mie radici familiari. Un contatto che mi è mancato per tante vicissitudini.
Un percorso di cura per la mia anima, per quella della casa e per le persone che l’hanno abitata. Realizzare la ristrutturazione è stato come agire per trasformare un deserto, creato dall’incuria e dal tempo, in un meraviglioso giardino!
Questo è il potere magico dell’aver cura di una casa antica, che può rinascere, riprendere a vivere e continuare a farlo per l’eternità!
Casa Urtzula, è la casa che ci stava aspettando!
È il luogo dove ho deciso di avere fissa dimora!
Una casa che ha una storia e una memoria alla quale voglio dare voce!
È il luogo della memoria, di chi sono e da dove vengo.
Mio padre era profondamente legato a questa casa, che ho iniziato ad amare proprio quando lo accompagnavo qui, per proteggerlo dal vacillare della sua memoria, che mostrava i primi segni di una demenza di alzheimer.
Una malattia terribile che mi ha insegnato quanto valore abbia conoscere e mantenere la memoria di chi sono e da dove vengo. E quanto sia terribile non avere una memoria, e anche perderla per sempre!
Pensare alla ristrutturazione e poi realizzarla è stato un percorso necessario ed utile per ricostruirla questa memoria e per ristabilire un legame interrotto con la mia famiglia di origine. Un vero e proprio percorso di cura per me stessa, la mia stessa famiglia di origine e la sua casa.
Proprio per questa ragione l’ho chiamata Urtzula, un nome non casuale, che nel suo significato racchiude in sé cura e natura!
Casa Urtzula è una casa che respira e ha un cuore! La casa che ci stava aspettando!
Un cuore, che ho scoperto, disegnato sopra l’intonaco ancora fresco, fatto di paglia e fango, su un muro di pietre di una delle stanze al piano inferiore, che è stata la loro stanza da letto. Un cuore che immagino disegnato da mio nonno. Nel centro di questo cuore si intravedono due lettere che sono le iniziali del nome di mia nonna, che poi sono anche le stesse iniziali del mio nome e cognome.
Scoprirlo sotto il vecchio intonaco è stato davvero una bella sorpresa! Soprattutto quando le mie dita hanno ripercorso quei segni grafici incisi ed intrisi di un romanticismo poetico di altri tempi, chissà da quanto tempo inciso su quel muro. Ma soprattutto mi è stato facile leggere in quei segni, che ho accolto con stupore e meraviglia, un messaggio diretto a me da i miei nonni! Un segno che leggo come loro riconoscimento, ma anche come loro approvazione per quanto sto attualmente realizzando.
Un segno della loro benedizione per la nostra presenza nella loro casa!
La casa da loro concepita e costruita per creare una famiglia! Con tutto l’amore, di cui quel cuore è il simbolo, che rappresenta anche i grandi sacrifici, le paure e le speranze per un futuro migliore. Le speranze di chi viveva distante a causa di una guerra, avendo lasciato il cuore nel proprio paese d’origine, immaginando e progettando il proprio futuro.
Questa casa ci stava aspettando e ci ha chiamato! Aveva ancora voglia di essere vissuta ed abitata!
È una grande casa che, dopo quasi 50 anni di solitudine, si manifesta con la sua speciale vocazione all’ospitalità e ad accogliere chi ha voglia di venire a conoscerci, per un viaggio di scoperta di questo angolo di Sardegna nella dolce Marmilla.
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